Ho risposto alla chiamata ad essere una consacrata e per anni ho fatto parte di un Ordine religioso ma ad un certo punto della mia vita ho ricevuto un’altra chiamata, quella di occuparmi degli “ultimi” cioè i soli, gli abbandonati, i destinati a morire sulla strada, così come avevano vissuto, senza amore, senza casa, senza amici, senza niente La mia chiamata, molto particolare, mi ha portata proprio da questi fratelli per toglierli dalla loro condizione e dare loro un tetto, delle cure, del cibo, soprattutto la dignità di essere uomini e figli di Dio
Molti di questi fratelli avrebbero avuto una vita breve perché ormai troppo provati dagli stenti, dal freddo, dalla solitudine. Ne ho visti morire tanti ma morire “amati”
e infinitamente grati alle sorelle che con me li avevano curati durante l’ultimo tratto della loro amara vita
Ringrazio Dio di avermi chiamata e di come, dopo di me ha chiamato tante giovani a seguire il carisma dell’amore per gli “ultimi fra gli ultimi”
Tutto vince l’Amore!!!!
Mi chiamo Madre Teresa di Calcutta
Papaveri
Fiori di papaveri rossi
dai petali vellutati
che rifuggite la stabilità
Vivete nella libertà
crescete selvatici
tra spighe dorate
lungo binari di ferrovie
nelle distese di praterie
ai bordi delle strade
sul ciglio dei fossati
In un tempo andato
eravate amici intimi
di Gengis Khan
tenevate calmi i bambini
decoravate pane e torte
spuntavate musicali
dalle canzoni di De Andrè
Oggi vi offrite agli sguardi
rifiorendo sulla livrea
del tram della Memoria
/lab 39
Madre, saprò mai?
Madre,
saprò
mai
come
eri
fatta
tu
e
quello
che
dentro
te
sentivi
quando
tu
eri
me?
24/01/2023
La neve
Racconto al femminile
L’anziana sarta si privava spesso della gioia, in nome delle convenzioni, in nome del risparmio, in nome della mancanza di prospettive.
Anche quel giorno, per esempio, a metà mattina aveva abbassato le tapparelle del soggiorno, finestra e porta-finestra, per ricreare la penombra che non avrebbe intaccato i delicati tessuti di seta con cui aveva cucito i cuscini multicolori che adornavano il suo divano. Non solo, c’era anche la raccomandazione del governo tedesco, che si appellava al senso di responsabilità dei propri cittadini per risparmiare energia, in particolare sul riscaldamento.
Poco importava che la sua giovane ospite, arrivata dall’Italia il giorno prima, appollaiata sul divano-letto, fosse rapita dallo spettacolo della neve che, leggera e silenziosa, cadeva fino a ricoprire la cappella tardo-gotica e il suo campanile a cipolla di uno strato bianco, avvolgendoli in una morbida coltre.
Le due donne si guardarono negli occhi: per un momento i due opposti si toccarono; la giovane votata a raccogliere frammenti di piacere a piene mani, l’anziana quasi spaventata dalle occasioni di bellezza alla sua portata.
La tapparella si avvolse verso l’alto con un rombo, il candore della neve inondò il soggiorno e avvolse di bianco ogni cosa.
Non sei fantasia
Impugni le spade nel buio della notte e con abilità intrecci affilati colpi d’acciaio, stendendo filo spinato lungo le mie spalle.
Solchi l’anima con braci incandescenti.
Subdola nemica, ti presenti senza preavviso.
Spero che te ne vada via, ospite indesiderata, invadente…
Mi arrendo a un dolore prepotente, sordo, cupo come le notti insonni che offuscano la mia mente.
Tra le coltri infuocate mi rigiro sfinita, con la speranza di assopirmi, almeno per pochi attimi cullata dalle onde del mare, sognando quella leggerezza che non mi appartiene più.
Voglio tornare alla quotidianità dimenticata.
Non pretendo di sconfiggerti, so che perderei la battaglia.
Ti subisco, ma intendo denunciarti a un mondo che rifiuta di vederti.
Per quanto tempo ancora verrai ignorata, maledetta fibromialgia?
Cuore a specchio
Cuore mio
Ti ho appeso
SEMPRE! lucido specchio
sulle pareti di un Museo Sentimentale
per lasciarti valutare da quelli che
amanti dichiarati si sono poi limitati
a graffiarti facendoti del male
Cuore mio
Un giorno tu sarai vetri rotti
che un distratto robivecchi raccatterà
con i miei versi pergamene ingiallite
e coi ritratti di mille altre vite
la maggior parte ormai svanite
che tu avevi troppo ammirate
06, 01, ’23/Lab30
Futuro incerto
In questo inverno
viviamo un’ansia
vicina alla disperazione
Le nostre anime
infinitamente dolci
infinitamente soffrono
Il cuore spesso
esce dal petto
per lo smarrimento
29,12,2022/Lab 14
Libro aperto
Sei scomparso
mi ostino a cercarti
nel libro della mia vita
ancora aperto
Sono viva qui
non voglio sapere
quanto ancora
il domani il dopo
Lego il tempo
con catene di parole
che barcollano prima
di librarsi leggere
19,12,2022/Lab 3
Mani
Mani
Le mie mani vorrei stasera
sorelle tra le tue in abbandono
in questo piovoso novembre
che a stento mi rimanda
un altro autunno rosso infuocato
Le tue mani vorrei stasera
per infilarmi in un silenzio
dolce, felice, innamorato
e ritrovare un senso compiuto
di benessere e quiete del cuore
Quel trenta Aprile (1983)
Parma Hotel Toscanini
il ticchettio della pioggia
i nostri corpi vicini
Voci. Voci
Fuori voci discordi
Dentro dolcissimi accordi
Ricordi?
Voci. Voci
Note disegnate nell’aria
e una bottiglia di Moet Chandon
So che ti ricordi