Chi siamo Forum LE GALLINE PENSIEROSE di Luigi Malerba Il signore delle galline

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    Fiordipesco
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      Vicino a casa mia c’è un parchetto giovane, con pochi alberi striminziti con pretese boschive, qualche panchina di legno lungo i viali arrotondati e un percorso vita con attrezzi di legno. Attraversandolo lungo il sentiero di terra battuta si arriva a delle case; hanno pretese signorili ma sono tutte arruffate, disordinate, con i giardini pieni di cianfrusaglie accatastate. Davanti a una di queste un giorno con un’amica mi fermai ad ammirare dei polli che scorazzavano liberi con grande baldanza. Era una gioia guardarli, mi misi a fotografarli. Il proprietario evidentemente mi stava osservando, perché d’un tratto mi trovai accanto un signore non più giovane che, orgogliosamente, mi disse di fotografarli pure più da vicino, anzi se volevo entrare nel recinto, dietro la rete, avrei fatto delle inquadrature migliori. Io non me lo feci ripetere due volte e, con la mia amica, ci inoltrammo per avere una visuale più libera. Nel mentre lodavamo i colori e la baldanza del gallo, il bell’aspetto e la buona salute delle galline, la libertà di cui godevano e la fortuna di poter campare fino a una fine naturale. Il signore, inorgoglito dai nostri apprezzamenti, ci condusse a vedere una sua chioccia nera che covava una moltitudine di uova. Noi ci rallegravamo già al pensiero dei pulcini, quando lui ci invitò a venirli a vedere non appena si fossero schiuse le uova. Si offrì di avvisarci. Seguì lo scambio dei numeri di telefono, noi giovani sui cellulari, lui a penna.
      Nell’accomiatarci, pescò due uova chiare, lisce e pulite e ce le mise in mano, uno ciascuna.

      Camminammo ancora un poco nel verde, ciascuna custodendo il proprio dono. Io stringevo il mio prezioso uovo come fosse d’oro, mentre l’energia di quel gesto spontaneo mi galvanizzava tutta, quasi che una sorgente invisibile alimentasse le mie forze. A ogni persona che incontravo raccontavo dell’incontro appena avvenuto e mostravo e riprova l’uovo che ancora stringevo in mano. Per vari giorni l’emozione di quell’incontro, quello scambio di gentilezze, quella semplicità contadina ormai così rara a incontrarsi mi scaldò il cuore.

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