Chi siamo Forum Anastasia, Otto, Sara Salvati dal cielo

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    Fiordipesco
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      Come le ripeteva sempre sua madre da bambina, Anastasia deriva dal greco anàstasis e significa risveglio, resurrezione. I suoi genitori avevano scelto quel nome perché quando lei era nata, prematura di 12 settimane, i medici non sapevano se sarebbe sopravvissuta.

      In realtà Anastasia aveva recuperato in fretta il terreno perduto, si era fatta una donna forte e avventurosa, giramondo e poliglotta, che ora, alla soglia dei quarant’anni, non accennava a volersi ritirare dalle scene. La sua bellezza algida, reminescente delle bianche distese innevate del nord Europa, aveva spezzato più di un cuore, finché il suo sguardo, durante un periodo universitario in Germania, non si era posato su Otto, più giovane di lei, che di professione faceva il tecnico informatico per un’importante azienda russa e aveva un senso dell’umorismo tagliente come una lastra di ghiaccio appena spezzata.

      La vita in Yakuzia non era facile per nessuno, il freddo dominava la vita, preservare il calore era il pensiero fisso di ciascuno.
      Otto e Anastasia vivevano nella casa tradizionale di tronchi costruita dal padre di lei alle porte di Yakutsk, la città più fredda del pianeta. Dopo qualche tempo era arrivata Sara ad allietare la loro vita.

      Fra un tronco di larice siberiano e l’altro, posati in orizzontale, incastravano una varietà di lichene locale per tappare le fessure. Siccome gli uccelli erano ghiotti di quel lichene, ogni anno dovevano aggiungerne dell’altro. Si faceva così da generazioni.
      Per scaldarsi usavano l’energia geotermica che il padre di Anastasia, ingegnere termico presso l’impianto distrettuale di Pokrovsk, aveva contribuito a portare fin lì.

      Da qualche settimana Otto era in trasferta col padre di Anastasia a Vladivostok , a tremila chilometri di distanza, per degli incontri con delegati di società straniere legate alla ferrovia transiberiana.

      Successe che durante il viaggio ebbero un incontro un po’ troppo ravvicinato con un oggetto metallico piovuto dal cielo che mise fuori uso il loro veicolo. A quelle temperature, sapevano di poter resistere senza una fonte di calore per venti minuti, dopodiché, nonostante i numerosi strati di indumenti termici, avrebbero cominciato a perdere calore mettendo a rischio la propria sopravvivenza. In quel momento spuntò un cane meticcio a pelo corto che li invitò a seguirlo, come per indicare la strada. Essendo troppo lontani da qualsiasi centro abitato, i due decisero di mettersi in cammino nella direzione indicata dal cane per cercare aiuto e al contempo mantenere il calore corporeo grazie al movimento. Si diressero verso un gruppo di alberi in lontananza da cui si vedeva a tratti provenire una debole colonna di fumo.

      Quando bussarono alla porta della catapecchia da cui si levava il fumo furono accolti da una babushka che parlava un dialetto incomprensibile, tuttavia fece entrare i tre, li rifocillò, li fece scaldare davanti al camino e diede loro una mappa della zona.
      I due uomini individuarono sulla cartina il punto in cui si trovavano, chiamarono i soccorsi dal telefono fisso e raggiunsero ben presto il loro veicolo, e col veicolo riparato la propria famiglia.

      Grande fu la sorpresa di Anastasia al sentire il racconto del marito e del padre quando questi rincasarono: in paese non si parlava d’altro che della navicella spaziale lanciata dai cosmonauti russi sulla Luna con a bordo la cagnolina Laika.

      Fu così che Sara, a quindici anni, smise di credere a ciò che raccontano i giornalisti e la televisione di Stato.

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