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Il tuo diario

Jessica,

sono contenta tu abbia scelto di mettere a parte il nostro piccolo, prezioso Laboratorio, di questa nuova esperienza, sempre catartica, diventata ormai per te una buona abitudine di cui giustamente andare orgogliosa.    Per farti sapere cosa penso del “tenere un diario” prendo a prestito sagge parole di Henry Miller: “Con il tuo diario puoi smettere di essere una persona sensata e di pretendere di avere la testa sulle spalle”; contenesse anche narrazioni scandalose, la libertà di pensiero é un valore inestimabile che serve per dare respiro, spazio e consistenza al flusso della conoscenza.

Come a suo tempo svelato, tengo più di un diario su cui scrivere; rarissimamente rileggo e dal momento che in quello “personale” metto a nudo l’anima non desidero certo diventi ad “usum populi”.   Scritto in un linguaggio che mi appartiene, appassionato, espressivo, colloquiale e talvolta, perché no?, un tantino volgare, é quindi tutt’altro che curato, elegante, raffinato o forbito.   Ed io, essendo “scrittrice per caso”, conosco i miei limiti espressivi, litigo con la grammatica, bisticcio con virgole e maiuscole e spesso purtroppo, per la fretta di raccontare, incappo in svariate sviste grossolane.

Dopo la piacevole lettura del tuo racconto ho esclamato “Beata te!” perché conosci alla perfezione una lingua straniera.   In tal modo, oltre a dimostrarti persona istruita e colta, incidentalmente, sei stata pure “giudiziosa” e, così, non sarà possibile a chiunque “spiare” i tuoi scritti per carpire i tuoi segreti.