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Amo Banksy

Che senso avrebbe vivere senza sperimentare un po’ la genialità mettendo a frutto i propri talenti quando, come nel caso di Banksy, si è dotati di un acuto umorismo e di una stupefacente abilità di sorprendere, arrivando addirittura a disseminare – in soli trentun giorni – ben trenta opere nella città di New York?    Impossibile non volere bene a questo “street artist” in grado di mettere alla berlina l’ipocrisia e capace di esprimere la propria creatività intervenendo sul tessuto urbano, con disegni e pitture che manifestano sia il malessere sociale che quello culturale di ognuno di noi.

La caratteristica dei suoi lavori è infatti la parodia: ogni opera mostra un’immagine caricaturale immortalata con precisione, eleganza, comicità, incanto, indignazione, commozione.   L’artista, in veste di provocatore, mi procura una intensa, immediata, carica emotiva. Gradisco i messaggi che invia, soprattutto quelli con i quali rifiuta o condanna la guerra, il potere, la polizia, i divieti, la sicurezza, il dominio delle multinazionali, la rispettabilità.  La maggior parte dei suoi interventi pittorici di pregio graffia le coscienze: apprezzo perfino quelli che insultano la scarsissima intelligenza umana.

Dell’affermato artista ambirei possedere lo spirito creativo: dinamico, in continuo divenire, scorrevole come un fiume. La sua genialità si regge, si arrichisce, si manifesta puntualmente sui cambiamenti significativi della società.  Impossibile per chiunque  contenerlo o arginarlo all’interno di un unico scritto: inafferrabile, ha saputo innescare un meccanismo perfetto con il quale alimentare la propria leggenda.

So che purtroppo sussiste l’ipotesi che il suo ingegno possa venire apprezzato e ricordato, in prevalenza, per la sua più spettacolare “trovata” messa in atto nel 2018 a Londra. Pochi hanno dimenticato che all’asta da Sotheby’s uno dei suoi quadri, – dopo essere stato aggiudicato per oltre un milione di sterline -,  si è parzialmente autodistrutto in decine di striscioline, davanti agli occhi allibiti del pubblico, dei giornalisti e della facoltosa compratrice.

Non fu certamente il “caso” a inceppare a metà percorso lo sminuzzatore della carta e il telecomando, lasciando intatta la parte superiorie dell’immagine, quella del solo palloncino rosso a forma di cuore.   La stima del quadro, schizzata inconcepibilmente al raddoppio, ha consentito all’artista di ribattezzare sarcasticamente l’opera  “La ragazza con il palloncino rosso” in “L’amore è nel bidone”. A voler sottolineare che per molti la spazzatura può valere assai più dell’arte stessa.