QUANDO CADDE IL MURO DI BERLINO

QUANDO CADDE IL MURO DI BERLINO

Nel 1989 avevo 18 anni e frequentavo la quarta liceo scientifico, studiavo Kant, Hegel e Marx.

Quando cadde il muro ricordo che ero davanti alla televisione in soggiorno con i miei genitori e mi resi perfettamente conto che stavo assistendo a un evento epocale. Mi salì un groppo in gola, come tutte le volte da allora quando rievoco questo evento.

Successivamente, quando studiavo alla scuola interpreti, ogni volta che in cabina veniva letto un pezzo sulla caduta del muro e noi dovevamo tradurlo, le parole mi si spezzavano, riuscivo a stento a mantenere una voce udibile.

Anche se la mia famiglia non era direttamente coinvolta, mi sentivo parte di quella nazione che per tanti anni aveva subito questa frattura e viveva con questo dolore di separazione e quindi la gioia era tanta, l’incredulità prevaleva, e anche l’apprensione per il futuro: se la Germania sarebbe stata in grado di fare fronte all’impegno enorme che il processo di riunificazione implicava.

Mia mamma, che in fondo avrebbe dovuto esserne colpita molto più di me, in realtà non dava mostra di esserne particolarmente commossa o colpita in qualche modo. Probabilmente le chiesi anche quali erano le sue emozioni, le sue reazioni, ma non mi ricordo quale fu la risposta.

Oggi, quando penso a quel momento storico, il sentimento prevalente è di grande ammirazione per la Germania, per la competenza con cui ha affrontato tutte le necessità burocratiche, pratiche, di integrazione, di riappacificazione con un passato molto difficile. Certamente, permangono ancora dei problemi. Larga parte della popolazione della ex-Germania est non ha un reddito equivalente a quello della Germania ovest, ci sono preoccupanti fermenti di estremismo di destra, la popolazione ancora soffre di una specie di complesso di inferiorità, ma in generale la nazione è unita e si sente parte di un’unica nazione, che per me è un enorme traguardo.

Una delle cose che ricordo con maggior sgomento e ammirazione è il fatto che, quando crollò il muro, nel giro di pochissimi giorni, il governo federale istituì il Begrüβungsgeld (denaro di benvenuto), una piccola somma a cui tutti i tedeschi dell’ex-Germania est avevano diritto all’arrivo in occidente per superare il divario del potere di acquisto delle due diverse valute tedesche. Pur essendo giovane mi rendevo conto dell’enorme sforzo economico che questo segno concreto di aiuto, di buona volontà, di riappacificazione significava. E ancora una volta era la riprova che la Germania era una grande nazione, ben piantata coi piedi per terra.

Fiordipesco

Chi scrive fa acrobazie con le parole e con i pensieri.

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