Diego il Gatto

Diego il Gatto

Sono una signora di mezza età con le sue abitudini.

E mi alzo all’alba per aver mezz’ora di pacioso silenzio, col caffè e la sigaretta.

Vado al lavandino della cucina, giro la testa verso la finestra e aspetto Diego il Gatto.

Che terminati i bagordi notturni, in giro per i giardini altrui, scavalca il cancelletto e salta sul davanzale.

Gli apro la finestra, ma c’è da aspettare che si contorca il suo numero di volte, prima di degnarmi del suo ingresso.

Gnaula, aspetta alla ciotola, si fa la sua bustina, si stiracchia, va sul divano e si infogna nella sua copertona rossa.

Prima di addormentarsi, mi fissa per un po’…

Sarebbe bello pensare che mi guardi con amore e gratitudine… Ma felinamente parlando, è assai più probabile che faccia considerazioni sulla vita di merda che conduco io, mentre lui sta a pastellarsi la coperta tutta mattina.

Questa è l’abitudine mia e di Diego.

Ogni mattina che Dio mette in terra.

Stamattina ero al lavandino, con le occhiaie di una mignotta a fine turno e con gli occhi talmente gonfi da far fatica a tenerli aperti.

Ho girato la testa verso la finestra, e mi sono concessa un piccolo lusso.

Ho fatto finta di vedere Diego saltare il cancelletto un’altra volta.

Ho aperto la finestra, e ho fatto finta di guardare il grassone contorcersi un’altra volta.

Ho aperto la bustina.

Ho preparato la coperta.

Per un’altra mattina.

Come tutte le mattine che Dio mette in terra.

Cosa vuoi che ti dica, Diego?

Va’ e corri nel cielo?

Va’ e vola nel cielo?

Ma va la’…dove cavolo vuoi volare e correre, gatto mio adorato?

Sei partito con uno zaino sul groppone, te lo abbiamo messo addosso noialtri quattro, la tua famiglia con le gambe.

Uno zaino che pesa un quintale, né corse e né voli, quindi..

Potrai solo camminare pian piano, con quel borsone sulla schiena.

Ma è pieno di tutto il nostro amore, e so che non ti dispiacera’ portarlo

Eleonora Rocci

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