Tutti gli articoli di Elisa Rocca

LAURA al mercato

Laura vendeva frutta e verdura a poco prezzo con un traballante banco al mercato di piazza Vittoria, tutte le mattine se il tempo era bello. Ma a Roma il tempo è quasi sempre bello e lei arrivava prestissimo infagottata in un giaccone.

Era un donna piuttosto alta,  grassa , con le gambe corte e gonfie nelle solite ciabatte e indossava sempre un grembiulone scuro che le girava intorno alla pancia sporgente. Nella tasca metteva i soldi incassati. Ai capelli teneva molto, erano sempre in ordine, corti con bei riccioli morbidi, sempre tinti di un biondo color banana che rovinava tutto.

Era una vera popolana, nata a Roma in borgata e aveva ereditato quel semplice banco dal padre ; poi negli anni suo marito Roberto  si occupò degli acquisti della merce. Fortuna che almeno quello lo faceva, perchè di altro faceva poco Un lavoro non lo trovò mai;  passò dal pugilato alle corse in bicicletta, dal cantare allo scrivere testi di canzoni, per finire come pittore , artista  incompreso sempre!

Laura non aveva mai frequentato la scuola, era analfabeta ma sapeva far di conto meglio di tutti, sul lavoro non sbagliava mai anche se doveva far pagare 850 grammi o un chilo e 150 grammi di merce.

Stavo seduta al banco di fiori di una mia zia : la vedevo mangiare la sua frutta e verdura per tutta la mattina e,  più tardi cominciava a mangiucchiare pezzi della carta dove avvolgeva la merce, oppure pezzi di quotidiano. Inorridivo, ma lei non ti guardava mai diritta in faccia,  ti squadrava con la testa chinata in basso e gli occhi piccoli che si sollevavano.

Mi sono ricordata di lei leggendo il libro ” L’analfabeta che sapeva contare” di J.Jonasson

Nonna Elisa

Cento anni fa si sposò Elisa.

Era una pallida e bella sedicenne, con una folta chioma rossa tutta a riccioli e sposò per amore Antonino quasi trentenne, moro , occhi azzurri, impiegato in un Ministero a Roma e …affascinante traditore seriale.

Elisa se ne accorse subito, ma lo amava molto, si amarono comunque e per sempre, ebbero figli e figlie , tanti nipoti ma se penso al loro matrimonio mi sembra una gabbia piena di conformismo e di poco rispetto.

Ho voluto molto bene a questa mia nonna lontana, da piccola le scrivevo letterine una volta al mese, ma mio nonno lo adoravo, simpatico, gentile,chiacchierone.  Una volta l’anno i nonni venivano in treno a Milano a trovarci e ci portavano tanti regali graditi; eravamo quattro bambini e soldi non ne avanzavano mai.

Alla sera quando i grandi parlavano a bassa voce io ascoltavo curiosa e ricordo la nonna che si lamentava delle scappatelle del nonno, così le chiamava;  più tardi sola con mia mamma raccontava di quando lo seguiva e lo vedeva con altre donne ed altri figli… Dopo i giorni più burrascosi il nonno tornava con un gioiellino e dei fiori e tutto finiva lì. -” Questa è la sua famiglia e io sono sua moglie”-  Così terminavano sempre i suoi sfoghi.

In estate da adolescente trascorrevo due settimane da loro e la nonna  cucinava pollo e peperoni o le mammole che sono i carciofi tondi, e il suo ciambellone con tante uova sbattute. Alla fine degli anni sessanta nelle borgate romane c’erano distese di povere baracche e tanta povertà eppure con la nonna tutta ingioiellata attraversavo  Roma ogni giorno in autobus per andare a trovare le zie: poi andavamo tutte al bar a fare colazione e chiacchierare . A casa non avevo queste abitudini.

Poi nonno morì in fretta e vidi i cambiamenti nella vita di mia nonna.

Acquistò una certa sicurezza personale, non fece mai commenti negativi sul nonno ,solo a volte ricordava quanto lui fosse gentile,generoso. Capì che avrebbe meritato più rispetto,aiutata dalle sue figlie. Ma ormai…

Poi accadde che i tanti gioielli ,pian piano,  finirono al Monte di Pietà e non vennero più riscattati.

Dopo poco la sua mente cominciò a vivere in un eterno presente fatto di cura  personale e passeggiate, non parlò più del marito e anche di noi nipoti non ricordava che fossimo tutte sposate e con figli.

Non ho mai capito che male l’avesse colpita, morì anziana e serena; la ricordo sempre curata, ben vestita, profumata, la di Cera di Cupra sul viso e sulle mani e il rossetto rosso sulle labbra sottili, le stesse labbra sottili che hanno ereditato i suoi  figli maschi.

Buon cibo

Ho sempre avuto un ottimo rapporto con il cibo, e pessimo con la bilancia!

Da neonata paffutella a bimba magra, da adolescente tondetta ad adulta obesa.

Sono stata capace di adeguare il mio peso a quello che mi piace vedere allo specchio,

ma questo non è un peso che gli altri giudicano buono. Pazienza!

Certo, durante l’adolescenza è stato difficile confrontarsi con amiche, parenti e

conoscenti ma con attenzione ho capito che ogni forma del corpo è bella,

specialmente se cresciamo anche dentro.

Oggi si cerca di far capire che non si dovrebbero fare commenti sul peso , come

non si farebbero ad un calvo o ad una persona magrissima…

Ricordo nel mio passato quanti si sono sentiti in obbligo di elargire consigli non

utili e non richiesti;  ci sono porte della nostra vita che vogliamo aprire solo agli amici intimi,

ai nostri amori ea pochi altri.

Mangiate con gusto!

 

Elsa

-“Ho pagato io i nostri caffè”-  mi dice Elsa mentre raccogliamo zainetti, bastoni e felpe

Di solito veniamo qui a piedi, sono solo un paio di chilometri su un comodo sentiero nel bosco; solo gli ultimi metri li  percorriamo a bordo strada e il bastone serve a tenere lontane le auto, qui corrono tutti!

Anche oggi ci siamo trovate al bar del laghetto e domattina pagherò io il caffè ad Elsa.

Ci siamo conosciute venti anni fa quando, a distanza di pochi mesi una dall’altra, abbiamo preso casa qui in valle

Ci siamo trovate subito simpatiche, a nostro agio, come se ci conoscessimo da anni.

Nei primi anni aspettavamo quindici giorni per rivederci e raccontarci le novità, ora approfittiamo dei fine settimana lunghi e della stagione estiva per trascorrere tanto tempo insieme.

Con quattro chilometri dello stesso sentiero arriviamo a piedi in paese e qui troviamo  chiesa, biblioteca, banca e i pochi negozi che ci servono; di solito ci andiamo a piedi, con calma, ascoltando il forte rumore che fa il fiume tra i massi.

-“Ci vediamo verso le ventuno?”-  mi chiede Elsa quando ci salutiamo ai piedi della scala che porta a casa mia

-” Come sempre vengo io , Renzo guarderà le partite”- aggiunge parlando del marito.

Elsa ha avuto un’infanzia molto diversa dalla mia che è stata tranquilla e serena; lei da piccola  è stata messa in collegio dalle suore in Liguria, dopo che era rimasta orfana di padre e, nonostante la lontananza dalla mamma, ha un buon ricordo di quegli anni, anche se vivevano di elemosine

Forse il suo carattere si è formato in quel periodo, Elsa è socievole, positiva, forte, sa tenere i contatti con le persone vicine e lontane, è sempre attiva, ama gli animali.

E’ di altezza media, gambe snelle e petto forte, capelli corti e bianchi, occhiali azzurri, indossa sempre pantaloni e scarpe basse, bigiotteria “sberluscente”

Difetti? Non è portata per l’economia e se vai per negozi con lei sfori sempre le previsioni di spesa; alla sera ama andare a letto molto tardi e io mi vendico alla domenica mattina dandole gomitate quando la vedo appisolarsi durante le omelie di don Michele!

Spesso ci piace incontrarci in centro a Milano, io arrivo dal sud e lei dal nord della provincia: una caffè, un panino e qualche ora di svago insieme.

Elsa c’è da tempo nella mia vita, sia nei momenti felici che in quelli tristi. Una vera amica.

GIUDITTA, MIA MADRE

Mia madre non è mai diventata anziana e fragile per me, anche se è morta a 77 anni, ben sedici anni fa: era una donna forte, alta e snella, con i capelli corti e fini tinti sempre di castano e grandi occhi grigi.

Era vedova da quattro anni e viveva sempre nella grande casa dove ci trovavamo ogni mattina noi figli per un caffè, prima di andare al lavoro.

Si chiamava Giuditta ed era nata n una grande famiglia contadina patriarcale dell’Alta valle Seriana di Bergamo, terza di sei figli; le femmine da giovani tutte passate per la fabbrica tessile della valle e i maschi da giovani tutti minatori in Belgio e Francia. Anche lei aveva lavorato in filanda ma poi era andata via di casa, in Svizzera a lavorare in istituto con i bimbi piccoli e più tardi era tornata a Milano come governante.

Ad una festa in casa con balli, come si usava in quegli anni, incontrò mio padre e si sposarono ,nonostante la sua famiglia non capisse perché volesse sposare un ragazzo così diverso come tipo e come interessi dalla gente della valle, un romano che si occupava di lavatrici e non aveva né terre, né animali.

Mi ha sempre detto di essere andata via di casa giovanissima perché non le piaceva che fosse il più anziano della casa a comandare, il loro nonno Elia. Noi figli però le abbiamo sempre ricordato da adulti che anche lei era un comandante in casa e bastava un suo sguardo a far cessare litigi o capricci.

Volere una bella casa grande  costò anche a lei grandi sacrifici e rinunce, poche vacanze , poco o nulla di superfluo.

Spesso la ricordo stanca ma mai in disordine, sempre ben vestita anche in casa e le sue unghie sempre colorate

Era una donna riservata ma quando era con le sue amiche era spensierata e rideva forte.

Eravamo sempre di corsa nelle nostre vite e mi manca non essere mai uscita sola con lei per un cinema o una pizza; fisicamente eravamo diverse eppure mi accorgo di fare tanti gesti come lei e il mio viso nel tempo le assomiglia nelle pieghe della bocca, o così mi piace pensare!

Era nata l’otto di maggio, il sei maggio era il suo onomastico e in maggio festeggiamo le mamme, quindi ricordi in quantità

AMICA MIA

A volte mi chiedo se la conosco davvero la mia amica Piera, anzi Piera Antonia come dice lei, ma la sensazione a pelle è che sia una donna tutta casa e chiesa, una di quelle che sanno sempre chi ha ragione e chi è nel torto.

L’ho incontrata la prima volta ai piedi della montagna che sovrasta Grabiasca, ero affamata e infreddolita mentre lei era poggiata ad un tronco e addentava un panino imbottito: salutai e le chiesi se avesse qualcosa da mangiare per me, mi girava la testa e cominciavo a vedere nero a volte, segno che la colazione mancata al mattino si faceva sentire.

Mi squadrò e dopo qualche secondo mi disse: ” In montagna non si esce senza essere attrezzati, ho del cioccolato se vuole, ma non ha pensato al cammino che doveva fare? ”

Mi sarei voltata e me ne sarei andata, ma il vuoto nello stomaco mi mise sul viso un sorriso cretino e di circostanza che ancora ricordo con fastidio. Questo è stato il nostro primo incontro e dopo 35 anni  a volte mi domando come facciamo ad andare d’accordo così diverse, lei rigida nelle sue certezze ed io sempre incerta .

 

ORIGINI

Il giovane Holden  di J.D. Salinger

” Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla Copperfield, ma a me non va proprio di parlarne”

Scherzo! Voglio parlarne a tutti anche se in realtà non posso farlo, per una di quelle strane storie di famiglia…

Sono nata povera, senza neanche una culla. Mia madre viveva da sola a Milano quando incontrò mio padre e si sposarono con tante  idee ma senza un gran reddito, quindi in via Lecco la mia prima culla fu il cassettone basso del comò. Pane e frutta furono spesso il loro pranzo e la loro cena, allora costavano poco.

Come soluzione poco dopo presero una portineria sempre a Milano, in un bel palazzone nuovo in zona Fiera e così almeno la casa c’era,  luce e gas erano risolti e mia madre aveva un lavoro. Mio padre riparava le prime lavatrici arrivate dall’America e cominciò a guadagnare bene

Erano anni speciali quelli e anche loro in pochi anni hanno potuto migliorare il loro tenore di vita, lavorando sodo.

Ricordo ancora un Natale in cui ricevetti un sacco di regali ed io, bimba assennata e di poche pretese, mi chiedevo come mai Babbo Natale mi avesse fatto così tanti doni. Beata ingenuità!

 

 

RIFUGIO

Qual è la tua isoletta rifugio? Lago di Iseo, paese di Marone e poi salire verso il Monte Gugliemo o Golem come lo chiamano qui.

Quando voglio rilassarmi o isolarmi mi vedo sempre al Rifugio Croce di Marone c. 1000 mt, su una sdraio voltata verso il fondo valle impenetrabile per la folta vegetazione.

In realtà si può scendere a piedi verso Gardone Val Trompia ma il percorso è lungo e tutto a gradoni, molto faticoso per i non  allenati.

Per me è un vero paradiso anche se mancavano tante comodità ,ma da anni non ci vado più, non riesco, troppi ricordi di vacanze con parenti ed amici che non ci sono più; ricordi belli e bellissimi ma pesanti sul cuore.

 

Vita privata

Il mese scorso dei ladri sono entrati nell’appartamento di Parigi dove a volte ricevo il mio Paul ed hanno rubato solo le nostre lettere d’amore: di sicuro ladri inviati da sua moglie, gelosa e aggressiva. Sono vedova di Pierre da qualche anno , abbiamo avuto due figlie ed ora sono innamorata di un uomo più giovane di me .

Nella mia dura vita ho incontrato tanti pregiudizi: sono straniera,  sono laureata, insegno in una prestigiosa università, lavoro in un campo tipicamente maschile, ho ricevuto due premi Nobel. Eppure sono finita sui giornali con scandalo per il mio amore verso un collega ed amico di famiglia sposato e con figli.

Niente frivolezze nella mia dura vita, anche nelle foto che vedete sono sempre seria, una austera donna vestita sempre di nero. Solo una sera, ad una cena di lavoro, mi videro arrivare vestita di bianco, con un fiore sul petto: mi ero innamorata.

Ho lavorato duramente anche con mio marito, nel nostro laboratorio di fortuna, con strumenti rudimentali e sono molto orgogliosa di questo. Poi all’improvviso, da celebre ed ammirata scienziata sono diventata la straniera rovina famiglie ma ho un principio: la mia vita privata non vi riguarda.

Ora Paul rimane in famiglia e di rado mi raggiunge nel nostro appartamento, io sono stanca, non mi sento molto bene e qualche collega invidioso dice che le mie scoperte sono pericolose ma io lo nego decisamente!!

 

Io sono   Marie Sklodowska   vedova Curie

 

Morta di leucemia senza sapere della pericolosità delle sue scoperte

e sepolta a Parigi nel Pantheon in una cassa di piombo a causa delle radiazioni

 

BARBARA

Questo è un periodo pesante, ho poca voglia di feste e di mimose, mi hanno scoperto un cancro al polmone.

Dopo tanti dolori ed esami la verità è stata durissima da accettare; ho già iniziato il percorso di cura per questi mali, chemio, radioterapia, tante pillole ogni giorno. Sono stanca, spesso neanche ho voglia di ascoltare Roberto  o nostra figlia Carlotta che a cena parlano e mi raccontano del lavoro o della giornata all’università.

A me ormai non chiedono nemmeno più :” Come stai oggi?”

Mi accorgo che cercano di tenere viva la conversazione, nonostante i miei silenzi, e tra di loro fanno battute o raccontano di amici o del clima; forse non riescono ad affrontare il mio male, i miei dolori e la mia paura.

Ho tanta paura, a volte le lacrime scendono e neanche me ne accorgo… Con le amiche ora ci sentiamo al telefono e il tempo non passa mai, dormo tanto, cerco di leggere e la televisione è accesa ma non la ascolto.

Solo il  cane riceve ancora da me la sua dose di coccole.

Mi preoccupo della casa, della polvere, dei pasti non pronti, dei panni da stirare… come faceva mia madre.

Passerà, andrò con le amiche a prendere l’aperitivo, partirò per vedere l’aurora boreale, porterò a spasso il mio grosso cane.