Io sono Eva

Io sono Eva

Mi chiamo Eva e ho compiuto circa 6000 anni biblici. Gli anni reali non li so, è passato così tanto tempo da fare sfumare i ricordi. Ricordo bene però di essere nata nel giardino dell’Eden. Era un gran posto, verde ed ubertoso, racchiuso fra i fiumi Tigre ed Eufrate. Faceva sempre molto caldo, il che era gradito data la nostra propensione a girare come Dio ci aveva fatti. Scordatevi che fossi bionda e bianca come il latte come solitamente mi dipingono: a quei tempi non avevano ancora inventato le creme solari, quindi ero di un bel colorino brunito. Ad Adamo però piacevo così com’ero, e anche tanto. Non è che avesse poi tutta quella scelta, dato che al tempo esistevamo solo noi. A volte forse si fa di necessità virtù.

Siamo cresciuti insieme come fratello e sorella. Ogni cosa ci stupiva, ogni giorno salutava una nostra prima volta. Sono stati gli anni migliori, quelli dell’innocenza. Dio ci ha fatto da padre e da madre. Scordatevi l’immagine del Creatore come quella di un vecchio dalla barba bianca: Dio è maschio e femmina, lo ha detto anche un Papa.

D’altronde se usate un po’ di logica ci potete arrivare anche da soli: all’inizio dell’adolescenza una donna diventa signorina, che è un modo elegante per dire che le è arrivato il primo mestruo con tutti i gli annessi e connessi. Chi è a spiegare alla bambina tutto ciò che c’è da sapere sull’argomento?  Naturalmente è la mamma! I papà in genere si trincerano dietro a un semplicistico “sono cose da femmine”.

A spiegarmi tutto sul ciclo è stato quindi Dio madre, compresa la raccomandazione, dato che la pillola non era stata ancora inventata, di starci molto attenta.

Io sono la donna dei record, quella che ha aperto la strada a tutto ciò che è successo dopo al genere femminile. Fra le varie cose, sono stata la prima ad affrontare un matrimonio combinato. Non che per dirla tutta mi fosse poi dispiaciuto. D’altro canto non avevo molta scelta e, come ho già precisato, si fa di necessità virtù.

Eravamo giovanissimi e ancora molto ingenui. Soprattutto Adamo, perché si sa che le femmine sviluppano prima mentre i maschi a volte non sviluppano proprio mai. Due adolescenti a cui i genitori non avevano vietato quasi nulla, tranne quella regola così assurda di non mangiare una mela. Si sa che il frutto proibito fa gola a tutti. Noi non facevamo che pensarci, Adamo per primo, lo giuro. Però, essendo immaturo e anche un po’ vigliacco, quando siamo stati scoperti a mangiare lui ha scaricato tutta la colpa su di me.

Il resto è storia. È la comoda scusa utilizzata da tutti gli uomini per relegarci al ruolo di comprimarie, concubine, subalterne, vittime predestinate al ruolo di messaline o vergini, a partorire nel dolore per espiare la colpa.

Ma svegliatevi un po’ su, figlie mie: io ho partorito nel dolore solo perché all’epoca l’epidurale non era stata ancora inventata. Dio non è così crudele e, delle donne, ha sempre avuto il massimo rispetto. Tanto è vero che ha concesso proprio a noi il dono più grande: essere al suo pari, creatrici di nuova vita.

Un ruolo esclusivo che Adamo e i suoi figli, in fondo, non ci hanno mai perdonato. Il primo torto che hanno fatto a una donna, a me, è stata proprio l’accusa della tentazione. Una colpa, la maternità, che ci hanno fatto espiare fin dall’inizio: tutti conoscete i nomi dei figli di Adamo ed Eva: Caino, Abele e Set. Ma naturalmente hanno avuto delle sorelle, a cui è stato tramandato il dono di creare la vita. Chi si ricorda di loro? Nessuno. Sparite dalla storia che conta fin dall’inizio dei tempi.

Quanta strada abbiamo dovuto percorrere prima che sorgessimo dal torpore, prima che trovassimo la forza e il coraggio di riappropriarci della nostra identità.

Per questo oggi sono qui, in mezzo a voi, per ricordarvi chi sono. Non dimenticatelo mai quando parlate di me, prima di nominare il mio nome invano: io sono Eva, sono vostra madre, vostra sorella, vostra figlia, la vostra sposa. Io sono una donna.

Valeria Giacomello

Lascia un commento